Anno X - n° 20 - Domenica 28 Maggio 2006 |
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Ascensione
Io vado al Padre mio e Padre vostro
Questa domenica la Chiesa festeggia l'Ascensione di Gesù al cielo e
noi siamo invitati a meditare sugli ultimi cinque versetti del Vangelo di
Marco che questo evento ci riporta.
Cosa significa allora l'annunzio della risurrezione di Cristo che siamo
chiamati coi discepoli a portare nel mondo? E' innanzitutto l'annunzio che il
Dio unico, creatore del cielo e della terra, è presente in Gesù di Nazaret,
crocifisso e vivo, per rivelare a ogni uomo la sua ambiguità di fondo:
miscuglio di pensieri umani e divini.
Ma in questa tensione, in questa lotta interiore ch'egli provoca nel cuore
di coloro che si lasciano interpellare da lui, ogni uomo impara che
vivere significa sperare. E l'impara nella realtà banale e quotidiana, come
fecero i contemporanei di Gesù.
Il messaggio della risurrezione è che, a tutti i livelli dell'esistenza
umana, agisce una presenza divina, la quale smaschera le potenze del male,
malattie e alienazioni, ostinazioni e incomprensioni, e apre alla speranza,
perché la vita sorge al di là delle barriere che le comunità sono sempre
tentate di innalzare, e perché questa vita, quali che ne siano le
manifestazioni riduttive, è più forte della morte.
La fede permette di gettare sul mondo uno sguardo puro e trasfigurato,
e il suo messaggio deve raggiungere tutto ciò che nell'uomo spira purezza
e attende la trasfigurazione. Se il messia Gesù fosse disceso dalla croce
secondo l'invito dei passanti del Calvario, sarebbe diventato un eroe
nazionale, limitato alle attese d'Israele; non sarebbe speranza per il mondo.
La sua morte reale significa il crollo di quell'attesa, non perché falsa,
ma perché non abbastanza vasta.
Nella morte di Gesù, ogni uomo può vedere la morte delle proprie
speranze, e sentendosi mortale può col centurione percepire che è il Figlio di
Dio il vero orizzonte della sua vita.
(Atti 1,1-11 - Salmo 46 - Efesini 1,17-23 - Marco 16,15-20)
1996 - 2006
10 anni di sacerdozio di don Paolo
Dieci anni passati a Novate. Ordinato sacerdote l'8 giugno 1996 in duomo dal Cardinal Martini e destinato alla nostra parrocchia.
La gioia immensa di ricevere il dono di un sacerdote e soprattutto di don Paolo.
10 anni passati nella gioia, nei progetti per e con i ragazzi, 10 anni nei campi dell'oratorio del campeggio, dell'oratorio feriale, habitat naturale . e 10 anni per noi, comunità parrocchiale di Novate.
Un grazie che vogliamo condividere con la popolazione di Novate e che per chi vuole può partecipare ai festeggiamenti che saranno domenica 11 giugno durante la Santa Messa delle ore 10.00 dove verrà ricordata in modo solenne la sua ordinazione per proseguire poi per la giornata durante la festa dell'Oratorio Femminile.
Don Ugo e la comunità parrocchiale
SS. Gervaso e Protaso
Riferimenti Parrocchiali
Sito internet e indirizzo di posta
elettronica della Parrocchia SS. Gervaso e Protaso:
http://www.santigervasoeprotasonovate.it
Nuovo indirizzo di posta elettronica dell'Oratorio:
e-mail:
Sacerdoti:
Don Ugo Proserpio -
Parroco - Tel. 02.35.41.417
Don Massimo Riva - Vic. Parrocchiale - Tel. 02.39.10.11.51
Don Paolo Rota - Vic.
Parrocchiale - Tel. 02.35.44.602
Orari delle Sante Messe in
Parrocchia:
Feriali: ore 6.50 (all'Oasi) - 8.30
10.00 (sosp. luglio e agosto) - 18.00
Festive: ore 8.00 - 9.00 (all'Oasi) - 10.00 - 11.30 (sosp. luglio e agosto) - 18.00
Testimoni di Gesù risorto,
speranza del mondo
Traccia di riflessione in preparazione
al Convegno Ecclesiale di Verona
16 - 20 ottobre 2006
Riconoscersi testimoni: la qualità della testimonianza
9. La vita cristiana come testimonianza ha bisogno di essere riconosciuta e promossa dalla cura ecclesiale. La Chiesa lo fa se si prende a cuore la qualità della fede dei credenti, prima che il loro impegno. Gli obblighi morali e i comportamenti con essi coerenti sono importanti, certo; ma prima di tutto va curata con estrema attenzione la qualità del rapporto con il Signore Risorto. Ci dice san Paolo: «Cristo in voi» è la «speranza della gloria» (Col 1,27). Solo il radicamento dei credenti in Cristo provoca una continua conversione alla speranza.
La cura della coscienza cristiana non comporta anzitutto la proposta di un qualche specifico impegno ecclesiale o di una tecnica di spiritualità, ma la formazione e l'aiuto a vivere la famiglia, la professione, il servizio, le relazioni sociali, il tempo libero, la crescita culturale, l'attenzione al disagio come luoghi in cui è possibile fare esperienza dell'incontro con il Risorto e della sua presenza trasformante in mezzo a noi.
La parola di Dio e il sacramento, la vita di comunità e il servizio al povero sono i segni privilegiati che aprono alla presenza e alla grazia del Risorto e donano senso e forza alla vita nuova soprattutto nelle esperienze fondamentali: la nascita, la crescita, l'alleanza uomo-donna, l'amicizia, il lavoro, la società, la politica, la sofferenza e la morte. Formare testimoni significa anzitutto avere cura della qualità alta della coscienza cristiana. Lo ha richiamato Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte: «È ora di riproporre a tutti con convinzione questa "misura alta" della vita cristiana ordinaria», la via della santità (n. 31). Il testimone si fa da parte perché appaia il volto di Cristo in lui. Questa trasparenza lo rende capace di dedizione e gratuità, di libertà interiore e disponibilità ecclesiale, di creatività umana e intelligenza sociale.
Per la riflessione e il confronto
- Gran parte degli uomini e delle donne nel nostro Paese hanno radici cristiane: sono stati battezzati. Molti mantengono ancora legami occasionali o riferimenti parziali alla comunità cristiana. Come valorizzare questa situazione, senza elitarismi, ma anche aiutare tutti a maturare la responsabilità di una fede adulta?
- Non è facile vivere e testimoniare da credenti adulti nella nostra società complessa, dove i valori cristiani non sono più socialmente condivisi e convivono invece pluralità di orientamenti di vita e di esperienze religiose. Quali sono le fatiche e i rischi a cui oggi nel nostro Paese è esposta la vita di fede e la testimonianza dei cristiani, cui è chiesto di unire identità consapevole e capacità di incontro?
- La prova non è per scoraggiare, ma per far venire alla luce ciò che realmente c'è nel cuore del credente, per creare risposta all'azione dello Spirito che sospinge verso nuove figure di santità. Come è vissuta dai credenti la sfida di questo tempo: è occasione di chiusura, di difesa e di rifugio o apre alla ricerca di nuovi stili di vita cristiana per una testimonianza gioiosa e credibile?
- Nel Battesimo il Padre ci ha svelato di accoglierci e amarci in modo singolare, come figli nel Figlio Gesù, e lo Spirito donatoci attesta ogni giorno nei nostri cuori questo amore fedele. La preghiera e la celebrazione liturgica coltivano questa certezza della fede? Come la coscienza di una vita amata da Dio può diventare investimento di gratuità negli affetti, nelle relazioni e nell'impegno sociale; sentimento di radicale fiducia nella vita per l'esperienza di paternità e maternità; fondamento per la difesa e la cura della vita in ogni suo momento? Come questa coscienza può mantenere aperti alla conversione nell'esperienza della colpa?
- Lo Spirito di Gesù plasma la nostra umanità a immagine di Cristo, a pensare, valutare, amare come lui. Gli incontri e le relazioni sono avvertiti come appelli dello Spirito all'accoglienza, alla misericordia, alla condivisione, alla riconciliazione? Le difficoltà, le esperienze del limite e del dolore sono vissute come i momenti in cui lo Spirito ci rigenera alla fedeltà, alla creatività dell'amore, alla disponibilità serena anche se sofferente? Nel confrontarci con altre esperienze umane e religiose, avvertiamo l'azione dello Spirito di comunione che ci aiuta a discernere e a ritenere ciò che di buono e di valido c'è nell'altro? L'impegno per la solidarietà, per la pace, per il consolidamento di valori comuni nel vivere sociale è avvertito come frutto dello Spirito di pace?
- Il grembo della vita cristiana è la comunità ecclesiale. Le nostre comunità sono attente a offrire cammini di iniziazione alla vita cristiana in tutte le stagioni della vita? Si pone attenzione alla qualità delle relazioni, modellate sull'amore di Cristo? C'è sostegno verso le situazioni dove si profilano fatiche o rotture nelle relazioni familiari, emarginazioni o solitudini? Viene curato l'ascolto della parola di Dio e il confronto tra esperienze credenti perché si delineino nuovi stili di vita per una testimonianza credibile ed efficace? Si ha cura che la fede si esprima nella carità, nella ministerialità, nell'impegno professionale, culturale e sociale?
III. il racconto della testimonianza
«Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale,
...» (1Pt 2,9)
Stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo redento
10. Come essere uomini e donne che testimoniano nella storia la speranza? L'interrogativo concerne il rapporto tra testimone e destinatario della testimonianza. Il testimone è una sorta di "narratore della speranza". La prima lettera di Pietro delinea i tratti della vocazione cristiana ed ecclesiale, passando dalla metafora delle pietre vive e dell'edificio spirituale a quella del popolo di Dio: stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo redento. Le quattro dimensioni del popolo cristiano non sono realtà statiche, ma dinamiche, donate per uno scopo missionario: «Perché proclami le opere meravigliose di lui [Dio] che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce» (1Pt 2,9). Questo è il "racconto della speranza": proclamare i mirabilia Dei, le "opere eccellenti di Dio". La narrazione delle opere di Dio spiega che cosa sia la Chiesa: «non-popolo» diventato «popolo di Dio», oggetto di «misericordia» (1Pt 2,10). Il racconto della speranza ha un duplice scopo: narrare l'incontro del testimone con il Risorto e far sorgere il desiderio di Gesù in chi vede e ascolta e a sua volta decide di farsi discepolo. È questa la forma dell'annuncio cristiano. Ma ciò, ancor prima, definisce l'essere della Chiesa, che attesta di essere continuamente creata dal Signore mediante la parola e il sacramento e le forme della comunione fraterna che nascono dall'incontro con lui.
La testimonianza non narra solo il contenuto della speranza cristiana, ma indica anche il cammino che porta a riconquistarla. La speranza, oggi come ieri, si comunica attraverso un "racconto", nel quale il testimone dice come si è lasciato plasmare dall'incontro con il Risorto, come questo incontro riempie la sua vita e come, giorno dopo giorno, si diventa credente cristiano (christifidelis). I primi destinatari della testimonianza sono i fratelli nella fede. Nella comunità cristiana, infatti, la testimonianza si fa racconto della speranza vissuta, dei segni di risurrezione che essa ha prodotto nell'esistenza, degli avvenimenti di vita rinnovata che ha generato. In tal modo, insieme con la predicazione e i sacramenti, la speranza viene accesa e accresciuta nei fedeli. La testimonianza cristiana, soprattutto dei genitori e degli adulti, propone il dinamismo di memoria, presenza e profezia, che attinge ogni giorno la speranza alla sorgente zampillante del Risorto.
La testimonianza autentica, infatti, appartiene alla tradizione entro cui ha preso corpo e che essa trasmette a sua volta, creando il nesso tra le generazioni dei fedeli. Mentre la parola di Dio e il sacramento, soprattutto nella loro sintesi liturgica, fondano la fede pasquale, il racconto dei testimoni attesta la speranza e la diffonde nei cuori. La speranza genera la testimonianza e questa, a sua volta, trasmette la speranza, in una connessione vitale e inscindibile, di cui si sostanziano la tradizione e l'educazione della fede della comunità cristiana.
Per questo la testimonianza è anche espressione della paternità/maternità nella fede: i testimoni generano e rigenerano la speranza e quindi cooperano all'opera dello Spirito che dà la vita e partecipano della maternità della Chiesa. La testimonianza della speranza ha così l'insostituibile funzione di dare consistenza e stabilità all'identità consapevole dei fedeli, rendendoli capaci di essere protagonisti maturi della fede, cioè, a loro volta, testimoni per i fratelli e nel mondo.
Nei decenni scorsi la Chiesa italiana ha posto l'accento sulla fede e la carità. Oggi vuole sottolineare la forza insospettata della speranza. Per questo metterà sul candelabro le esperienze che sono profezia di futuro: la vita consacrata, in particolare monastica; la vocazione missionaria, in specie ad gentes; la donazione nel matrimonio e nella famiglia; il servizio ai più poveri e la cura del disagio; l'accompagnamento educativo nei confronti dei ragazzi e degli adolescenti; la formazione al senso civile e alla partecipazione nel sociale; l'attenzione al mondo del lavoro; la presenza nei luoghi della sofferenza e della malattia.
50 anni di storia!
"Festeggiamoli insieme"
Martedì 30 Maggio
ore 20.45 serata a tema presso il salone del Cinema Nuovo: spunti
dal film sportivo "Basta
vincere" e dibattito sulla corruzione nel mondo dello sport. Partecipazione alla serata grandi campioni: FABRIZIO DELLA FIORI - DINO MENEGHIN - ENZO MASIELLO
Sabato 3 Giugno
ore 15.30 mini tornei di calcio per le annate 1996-97-98-99
ore 19.30 partita "vecchie glorie" di calcio sul campo sportivo dell'Oratorio San Luigi
Domenica 4 Giugno
ore 10.00 Santa Messa in Chiesa Parrocchiale SS. Gervaso e Protaso
ore 11.15 sul campo di calcetto attività "Scuola calcio" e finali dei
tornei "Piccoli Amici"
ore 11.15 sul campo di basket esibizioni della "Scuola Minibasket"
ore 13.00 pranzo sociale
ore 15.30 amichevoli sul campo di calcio delle annate 1989/90 -
1991/92 - 1994 - 1995
ore 16.00 manifestazione di basket
"All star game" di varie categorie dei campionati FBL
ore 18.00 concerto del gruppo musicale "LIME"
A seguire premiazioni e regali per tutti ... ci rivedremo a Settembre!
Per tutta la durata della manifestazione funzionerà lo stand gastronomico.
11 - 19 Giugno 2006
Festa Patronale
della Parrocchia SS. Gervaso e Protaso
"Siamo tutti figli dello stesso Padre...."
Come da alcuni anni è tradizione, anche quest'anno, nell'ambito della Festa Patronale della Parrocchia, la nostra comunità vuole stringersi attorno all'altare insieme con i nostri fratelli cattolici immigrati per ringraziare il Signore del dono dell'amicizia e della fratellanza. E' un gesto ricco di significati ma uno in particolare è quello di dimostrare che pur essendo popoli con tradizioni e culture diverse, siamo "uno affinchè il mondo creda..."
Su questa motivazione
Giovedì 15 Giugno alle ore 21.00
si terrà in Chiesa Parrocchiale una Celebrazione Eucaristica in onore dei nostri Santi patroni Gervaso e Protaso, animata nelle diverse lingue di origine, dai nostri fratelli immigrati presenti nella comunità cristiana di Novate Milanese.
Presiederà la Santa Messa
don Giancarlo Quadri
il quale ci accompagnerà in processione dal Centro Femminile Maria Immacolata (partenza alle ore 20.45 seguendo via Cascina del Sole - via Roma - via Madonnina - Chiesa Parrocchiale) con le statue dei Santi Gervaso e Protaso fino alla Chiesa Parrocchiale.
Tutta la comunità è invitata a partecipare.
Al termine si terrà un rinfresco.
Anniversari di matrimonio
Domenica 11 giugno 2006, durante la Santa Messa solenne delle ore 11.30 verranno ricordati gli anniversari di matrimonio. Coloro che desiderano ricordare la ricorrenza del loro 1° - 5° - 10° - 15° - 20° - 25° - 30° - 35° - 40° - 45° - 50° (e oltre) anniversario di matrimonio si affrettino a dare i propri nominativi al Parroco entro domenica 4 giugno.
La vita della nostra comunità
Domenica 28 Maggio 2006 - Ascensione |
- Banco alimentare |
Lunedì 29 Maggio 2006 |
- Pellegrinaggio U.N.I.T.A.L.S.I. a Lourdes (fino al 4 Giugno) |
Martedì 30 Maggio 2006 |
ore 20.30 Santo Rosario in Chiesa Parrocchiale |
Mercoledì 31 Maggio 2006 - Visitazione della Beata Vergine Maria |
ore 7.40 Preghiera Mariana con i ragazzi delle medie in Chiesa Parrocchiale |
Giovedì 1 Giugno 2006 - San Giustino |
ore 9.00 Adorazione Eucaristica in Chiesa Parrocchiale (fino alle ore 10.00) |
Venerdì 2 Giugno 2006 |
- Incontro dei cresimandi con il Cardinale Dionigi Tettamanzi allo stadio di San Siro |
Sabato 3 Giugno 2006 - San Carlo Lwanga e compagni |
- Notte delle promesse |
Domenica 4 Giugno 2006 - Pentecoste |
ore 10.00 Durante la Santa Messa professione di Fede in Chiesa Parrocchiale |
Sacerdoti: Orari delle Sante Messe in Parrocchia |