Parrocchia Santi Gervaso e Protaso - Novate Milanese
Anno XXIV - n° 7
Orari delle Sante Messe in Parrocchia: |
|
Gli corse incontro
Un racconto rabbinico narra di Dio che al giorno del giudizio si siederà su due troni: il trono del giudizio e il trono della misericordia. Quando ci troveremo davanti a lui, lo troveremo seduto sul trono del giudizio e da lì ci farà l’elenco delle nostre cattiverie e di cosa ci meriteremmo. Ma a questo punto Dio si siederà sul trono della misericordia e terrà conto di tutte le nostre buone azioni, della nostra debolezza di uomini. E alla fine valuterà. Ma gli angeli, che sono amici degli uomini, metteranno un bel cuscino morbido sul trono della misericordia, così Dio non si alzerà più di lì.
L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole. (papa Francesco, Misericordiae, n.10)
Ciò che scandalizza è la misericordia! Da sempre. Basterebbe leggere i Vangeli e trovare le infinite volte che Gesù ha spiazzato tutti con le sue parole, i suoi silenzi, le sue scelte, gli atteggiamenti del suo cuore, con la sua divina tenerezza.
Per parlarci di questa infinita misericordia che è il nostro Dio, Gesù ci ha raccontato una parabola, quella del figliol prodigo o meglio del Padre misericordioso.
Una parabola che ha un unico vero protagonista: il padre che corre incontro al figlio. “Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò” (Luca 15,20) . L'amore sa attendere pazientemente e soprattutto non si arrende, non si dispera. L'amore, corre, vola ... "Quando muovi il primo passo verso Dio, lui ti sta già correndo incontro”.
H. Nouwen, nel suo bellissimo libro L’abbraccio benedicente, scrive:
Un figlio non rimane un bambino. Un figlio diventa un adulto. Un adulto diventa padre e madre. La sfida, o meglio la chiamata, è diventare io stesso il Padre. Sono intimorito da questa chiamata. Sebbene io sia entrambi, tanto il figlio minore che quello maggiore, non devo rimanere come loro, ma diventare il Padre.
Voglio essere non solo colui che è perdonato, ma anche colui che perdona; non solo colui che è accolto festosamente a casa, ma anche colui che accoglie; non solo colui che ottiene compassione, ma anche colui che la offre. Il ritorno al Padre è in definitiva la sfida a diventare il Padre. Diventare il Padre misericordioso è lo scopo ultimo della vita spirituale.
Don Maurizio
«Abitiamo a Cana di Galilea, la città dei segni»
L’omelia che l’Arcivescovo ha pronunciato nelle celebrazioni eucaristiche presiedute nell'Unità pastorale di Novate Milanese, durante la Visita pastorale al Decanato di Bollate, Domenica 9 Febbraio 2020.
Non abitiamo a Cafarnao
La giornata di Gesù a Cafarnao, secondo il Vangelo (cfr Mc 1,21-37) inaugura
la predicazione di Gesù con i segni che l’accompagnano. È una giornata che
suscita l’entusiasmo della gente, che attira le folle, tanto che Simone dice a
Gesù Tutti ti cercano! (Mc 1,37).
La comunità cristiana di questo nostro tempo può vivere nella nostalgia di
Cafarnao: il ricordo di tempi in cui la parrocchia, l’oratorio, le attività
della comunità cristiana sembravano il centro del paese e la proposta cristiana
risultava attrattiva per tutti può alimentare la nostalgia del passato e indurre
allo scoraggiamento di fronte alla constatazione della situazione presente. Chi
cerca il Signore? Quale attrattiva esercitano la predicazione del Vangelo e
l’invito a conversione, il primo annuncio di Gesù: Il tempo è compiuto e il
regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo (Mc 1,15). Non
abitiamo a Cafarnao.
Non abitiamo a Gerusalemme
La missione di Gesù orienta il suo cammino verso Gerusalemme. Gerusalemme è
la città del compimento: là Gesù è accolto come colui che viene nel nome del
Signore e compie la sua missione innalzato da terra, condannato a morte come
“Gesù il Nazareno, il Re dei Giudei” (Gv 19,19).
Gerusalemme, città del compimento, fa intuire l’orientamento di tutta la storia
e di tutte le storie, verso la città santa, la Gerusalemme nuova (Apc
21,2).
La comunità cristiana di questo nostro tempo non volge spontaneamente il suo
sguardo verso la Gerusalemme nuova, sembra assestarsi nell’incompiuto e
adattarsi alla sopravvivenza piuttosto che alla speranza. Non siamo a
Gerusalemme.
A Cana di Galilea
L’insistenza del Vangelo di Giovanni sul ricordare i segni che Gesù compie a
Cana di Galilea offre una immagine che può interpretare il presente delle nostre
comunità, la loro vocazione nell’oggi.
Cana di Galilea è la città dei segni. Il nostro tempo chiede ai discepoli che
seguono Gesù di abitare la città dei segni.
Quali segni possono invitare alla fede la gente del nostro tempo? Quali segni
Gesù vuole compiere con la sua Chiesa?
Il segno del vino nuovo: la gioia.
Il primo segno è l’offerta del vino buono che soccorre alla festa minacciata
di fallimento. Il primo segno è quindi la gioia. È un segno di un’ora che si
deve ancora compiere (non è ancora giunta la mia ora: Gv 2,4), ma rivela
le intenzioni di Dio e il senso della missione del Figlio.
La comunità cristiana è presente nella vicenda umana per offrire il vino buono
di cui Gesù conosce il segreto. I discepoli contemplano la sua gloria e credono
in Gesù: diventano il vino buono che salva dalla tristezza la storia del mondo.
Saremo segno della gioia del Regno in questo tempo, in questo luogo?
Il secondo segno: la speranza per tutti
Gesù vince la minaccia della morte. Il secondo segno rivela la destinazione
universale della missione di Gesù, annunciata da Isaia:Io verrò a radunare
tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno a vedranno la mia gloria (Is
66,18b).
Tutti i popoli sono chiamati a riconoscere la gloria di Dio nella premura di
Gesù per chi è minacciato di morte. È il segno che annuncia la vittoria sulla
morte, dà fondamento alla speranza di vita che è scritta nel cuore di ogni uomo.
La missione della comunità cristiana è di abitare ogni terra e ogni tempo per
annunciare la gloria di Gesù, che vince la morte.
Avremo parole, segni, canti, fede per essere testimoni di speranza. Avremo animo
per alzare lo sguardo oltre l’immediato, oltre la cerchia ristretta dei rapporti
abituali per raccogliere l’invocazione dell’umanità, di tutte le genti e
tutte le lingue? Siamo la Chiesa dalle genti, il popolo della speranza in
cammino nella storia?
La visita pastorale
La visita pastorale è occasione per visitare le comunità e far risuonare
parole di Vangelo. L’invito del Vangelo è di riconoscere i segni del Regno che
Gesù offre alla fede, quasi a dire: abitate in Cana di Galilea, la città dei
segni.
Il vescovo visita le Comunità pastorali, celebra nelle parrocchie, incontra i
Consigli pastorali, saluta le persone e i gruppi che riesce a incontrare: è un
modo con cui esprime quella sollecitudine per le comunità e le persone e per il
loro cammino di fede. Preti, diaconi, consacrati e consacrate, operatori
pastorali che sono inviati dal vescovo esprimono nell’ordinario questa
sollecitudine del vescovo. La presenza del vescovo è l’occasione per dire di
persona che mi state a cuore e per esprimerlo in un incontro di persone.
Abitare a Cana: significa che il segno che offriamo è la gioia del Regno.
Abitare a Cana: significa che il segno che offriamo è la convocazione di tutte
le genti per condividere la speranza della vita che vince la morte.
Banco di Solidarietà
La prossima raccolta di generi alimentari a favore del Banco di Solidarietà sarà Sabato 7 e Domenica 8 Marzo 2020.
Sabato 29 Febbraio
2020
Carnevale
Presso l’Oratorio San Luigi al termine della
sfilata si potranno gustare le “Chiacchere” con il Te e acquistarle.
Si accettano ordinazioni: Luisa tel. 0239100007 - 3400066171
Le rimanenze saranno vendute dalle ore 18.00 sul piazzale della Chiesa.
La terza Età
Impegni comunitari dal 23 Febbraio al 1 Marzo 2020