SS. GERVASO E PROTASO - NOVATE MILANESE Anno V - n° 15 - Domenica 22 Aprile 2001 |
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Ricevete lo Spirito Santo
Il Vangelo di Giovanni che oggi meditiamo ci mostra il "segno" di Tommaso come simbolo delle difficoltà che ogni discepolo incontra per arrivare a credere nella risurrezione di Gesù; la fede in questo evento straordinario non può infatti venire né da un'esperienza sensibile né da una razionale, ma soggettivamente viene da Spirito Santo e oggettivamente dalla parola degli apostoli.
Il rimprovero che fa il Signore a Tommaso non è di essere assente, ma di non aver creduto a coloro che erano testimoni oculari. Le tentazioni contro la fede nascono da quest'assenza di Cristo che deve essere ricolmata dallo Spirito Santo che ci rende certi della parola degli apostoli che la Chiesa custodisce. La fede con cui si crede ci porta infatti a ritenere vere e a comprendere le affermazioni degli apostoli che sono la fede che si crede.
Per il Signore i beati sono quelli che pur non avendo visto crederanno, perché la loro è l'unica fede pura.
C'è un toccare e un vedere più profondo di quello fisico, un tocco e una vista spirituale, un gusto interiore che possono venire solo da Spirito Santo, attraverso cui Dio è in noi come vita nuova e in cui amiamo il Padre e i fratelli.
D'altronde, la condiscendenza di Gesù verso Tommaso è anch'essa un tratto di estremo amore. Il cristianesimo continua infatti con quel doppio segno: che dimentica la piaga per fissare la luce si sbaglia: occorrer conservare l'unità indissolubile del Cristo crocifisso e risorto.
È dalle piaghe che nasce la luce ed è dalla luce che le piaghe traggono senso.
Spazio MISNA
http://www.misna.org
INDIA, 21 APR 2001
RAJASTHAN: PRESUNTE MORTI PER FAME, APERTA INCHIESTA
Le autorità dello Stato del Rajasthan (nordovest dell'India) hanno predisposto un'inchiesta
sulla presunta morte per fame di cinque persone appartenenti a gruppi tribali del distretto di
Banswara. Il partito d'opposizione in Rajasthan, il "Janata Dal", sostiene che i decessi sono dovuti
alla mancanza di cibo, conseguenza della gravissima siccità che ormai da tre anni affligge questo
ed altri Stati vicini, tra cui il Gujarat. Un leader del "Janata Dal" ha visitato il distretto di
Banswara,
che si trova nella parte meridionale del Rajasthan, riferendo come in numerose abitazioni manchino
i generi alimentari di prima necessità. Tuttavia il governo locale continua a sostenere che
ciascun villaggio ha ricevuto le necessarie provviste di grano. Ricorda inoltre come i funzionari che
si sono occupati della recente morte delle cinque persone abbiano inizialmente escluso la
carenza di cibo quale causa del decesso.
MOZAMBIQUE, 21 APR 2001
ALLUVIONI: IL BILANCIO FINALE È DI OLTRE CENTO MORTI
E' di 109 morti e circa 300mila sfollati il bilancio delle alluvioni che hanno colpito, lo scorso
marzo, il Mozambico centrale. Lo hanno reso noto ieri le autorità di
Maputo. La regione più colpita è
stata la Zambesia, dove il maltempo ha causato 71 morti. In questa zona 420mila persone hanno
subito gravi danni dalle alluvioni e 141mila sono i sinistrati che hanno perso tutto. Molte le strade
distrutte e ancora incalcolabili gli ettari di terreno allagati. Nella zona di
Tete, le vittime sono state 28.
In questa area si segnalano anche ben 121 scuole e tre presidi sanitari gravemente
danneggiati. Nella regione di Sofala le persone uccise dalle acque sono state 6 e 81mila quelle sfollate.
Anche qui sono decine le scuole danneggiate e ben 30mila gli ettari di terreno distrutti. Nella zona
di Manica, 4 persone hanno perso la vita. Secondo le autorità regionali di
Chimoio, il bilancio
dei danni alla rete stradale è stimato in 2 milioni e 300mila dollari (oltre 4 miliardi e 800 milioni di lire).
Banco Alimentare
Ricordiamo a tutti coloro che si sono impegnati a sostenere mensilmente l'iniziativa del Banco Alimentare che potranno portare il loro contributo in Parrocchia sabato 28 aprile dalle ore 17.30 alle ore 19 e domenica 29 aprile dalle ore 8 alle ore 12.
Si raccolgono prodotti alimentari a lunga conservazione, in particolare sono richiesti: dadi, olio, zucchero, pelati, caffè.
Nota in vista delle elezioni politiche e amministrative
Nell'approssimarsi delle elezioni politiche generali e di quelle amministrative, riteniamo opportuno offrire alcune indicazioni pastorali, che riprendono e rilanciano considerazioni e disposizioni espresse anche in altre analoghe occasioni.
1. Di fronte a ricorrenti diffuse tentazioni di assenteismo e di disinteresse, manifestatesi anche con significative diminuzioni della percentuale dei votanti nelle ultime tornate elettorali, è necessario e urgente che l'opera educativa della comunità cristiana - operando, ovviamente, sui tempi medi e lunghi - solleciti tutti e ciascuno alla presenza e alla partecipazione attiva e responsabile, mostrandone le ragioni più convincenti e offrendo stimoli e percorsi adeguati.
Tale partecipazione non c'è dubbio deve caratterizzare, anzitutto, la quotidianità dell'esistenza dei singoli, delle famiglie, delle diverse società intermedie: essa chiede di essere promossa e sperimentata nei "luoghi primari" dell'esistenza, quali il lavoro, la scuola, il tempo libero.
La stessa partecipazione, tuttavia, non può non manifestarsi anche nel momento elettorale, almeno con l'espressione responsabile del proprio voto. Votare, infatti, è diritto-dovere di ogni cittadino; è il modo minimale per tutti per partecipare direttamente alla vita pubblica e offrire il proprio contributo alla realizzazione del bene comune; è un'esigenza di quella carità che, con tenacia e realismo, si misura con le sfide della storia e con le attuali strutture e implicazioni del vivere sociale. Come tale, il diritto-dovere del voto va esercitato da tutti con grande responsabilità morale (cfr. Conferenza episcopale lombarda, Educare alla partecipazione socio-politica, 11 aprile 1989, nn. 15-16.45).
È un diritto-dovere che va vissuto avendo coscienza dei suoi limiti e, insieme, della sua importanza. Dei suoi limiti, consapevoli che l'espressione del voto è solo uno dei fattori che contribuiscono a determinare il vivere sociale; e che i risultati di ogni tornata elettorale, in un sistema realmente democratico, non hanno i caratteri dell'immutabilità e definitività, ma quelli della provvisorietà, perché la durata in carica degli eletti è comunque a tempo determinato e, alla prossima volta, si può anche cambiare indirizzo e concorrere a imprimere una svolta diversa.
Nel medesimo tempo, però, occorre essere coscienti dell'importanza dell'esercizio del diritto-dovere del voto. Con il voto, infatti, si concorre a determinare l'indirizzo politico del proprio Stato o della propria realtà locale e, anche se solo uno tra i tanti, esso, in qualche caso, può risultare decisivo. Ciò appare evidente se si considera che - attraverso le elezioni politiche generali - ciò che è in gioco è l'orientamento da dare, a livello legislativo ed esecutivo, all'Italia, di cui siamo parte: si tratta, in altri termini, di concorrere a orientare le scelte in ordine a quel bene comune dell'Italia, nel quadro europeo e mondiale, che non ci può lasciare indifferenti, soprattutto in un contesto globalizzato come il nostro. Nel caso delle elezioni amministrative, poi, tutto ciò assume un rilievo ancora più immediato e concreto perché esse riguardano le problematiche più vicine alla vita di ciascuno, in quanto hanno a che fare con il proprio paese o la propria città.
2. Non c'è dubbio, però, che anche nelle nostre comunità cristiane non mancano difficoltà e resistenze di fronte a questi temi e a una loro cordiale e convinta condivisione. Ne segue la necessità di continuare a suscitare e a sostenere una sensibilità e un'attenzione culturalmente motivate e cristianamente ispirate in ordine alla responsabilità civile e all'impegno sociale e politico in un'ottica di complessiva formazione del cristiano adulto nella fede.
In questa linea, la Segreteria diocesana per la formazione all'impegno sociale e politico, con le relative commissioni decanali, vuole essere strumento per favorire e far crescere l'attenzione a questo ambito della vita. A tale proposito, anche recentemente, ha pubblicato un sussidio, che può essere utile riprendere (cfr. Segreteria FISP, Formazione all'impegno sociale e politico: linee pastorali e documenti ecclesiali, Diocesi insieme 2/2001).
Non mancano neppure altri interventi che, nel passato come nell'oggi, possono essere attentamente considerati e facilitare la riflessione e il confronto. Si vedano, ad esempio, sia diversi pronunciamenti della Presidenza diocesana dell'Azione Cattolica, sia testi curati da altri organismi, quali il CSA.
In particolare, sembra opportuno e proficuo interrogarsi sui compiti che interpellano la comunità cristiane nel lungo, nel medio e nel breve periodo. Si tratta, infatti, - con un'azione di lungo periodo - di ricuperare il senso autentico della scelta religiosa, ridando il primato a una evangelizzazione capace innervare la cultura, e di coltivare atteggiamenti animati da prudenza, pazienza e fortezza. Nel medio periodo, sembrerebbe opportuno mirare a un'educazione ad abitare i diversi ambiti della partecipazione. In riferimento al breve periodo, la riflessione e le iniziative potrebbero opportunamente riguardare la coltivazione della capacità di partecipare e di scegliere "stando dentro" l'attuale contesto culturale, sociale e politico.
3. Guardando all'oggi, nella fedeltà alla sua missione evangelizzatrice e quale artefice e promotrice di comunione, anche in occasione di questa tornata elettorale, la Chiesa nella scia di quanto espresso dal Convegno ecclesiale di Palermo in poi non si schiera per nessun partito, per nessuna coalizione, per nessun candidato (cfr. Conferenza episcopale italiana, Con il dono della carità dentro la storia. La Chiesa in Italia dopo il Convegno di Palermo, 26 maggio 1996, n. 32).
Conseguentemente, tutti coloro che, rivestendo responsabilità e ruoli pubblici in essa, agiscono "in nome della Chiesa" si astengano dall'intervenire pubblicamente sui temi elettorali. In particolare, pur avendo ciascuno, legittimamente, opinioni e preferenze che esprimeranno all'atto del voto questi soggetti si astengano dal pronunciarsi per una parte o per l'altra e si attengano a questo atteggiamento anche di fronte a sollecitazioni contrarie e ad eventuali lamentele dovute al fatto di non sostenere un candidato o l'altro. Se interrogati privatamente, richiamino ai principi di discernimento che non mancano nei diversi pronunciamenti ecclesiali (si vedano, tra gli altri, i discorsi di Sant'Ambrogio dell'Arcivescovo; la nota dell'Episcopato lombardo Educare alla partecipazione sociale e politica; la già citata nota pastorale dell'Episcopato italiano dopo il Convegno di Palermo).
4. Il non schierarsi per nessuna parte politica da parte della Chiesa e di coloro che agiscono "in suo nome" comporta anche, quale risvolto concreto e di non minore importanza, di vigilare e operare perché la presenza di cattolici dichiarati e da tutti riconoscibili nelle diverse parti in competizione e la scelta per l'uno o per l'altro da parte dei singoli cristiani, che agiscono "in nome proprio" come cittadini guidati dalla coscienza cristiana, non si ripercuota in termini di lacerazione dentro il corpo vivo della Chiesa.
Ciò significa che - da parte sia di coloro che si propongono come candidati, sia di tutti i cristiani - ci si abbia a guardare dalla tentazione di presentarsi come gli unici e più corretti interpreti della dottrina sociale della Chiesa e dei valori da essa affermati, tacciando superficialmente altri cristiani di infedeltà al Vangelo per il solo fatto di non appartenere al proprio schieramento.
A richiedere tutto ciò è la chiara convinzione che dalla medesima fede e dal riferimento alla stessa ispirazione cristiana non derivano necessariamente identiche scelte programmatiche, politiche e di schieramento. Si tratta, piuttosto, di educarsi e allenarsi maggiormente sia alla comune condivisione dei medesimi principi ispirati alla retta ragione e al Vangelo, sia al rispetto delle posizioni e delle scelte "pratiche" di ciascuno. Su ciascuna di queste scelte - purché esse siano coerenti con i principi derivanti dalla medesima ispirazione cristiana -, il giudizio non può essere formulato in nome della fede e dell'appartenenza ecclesiale, ma a partire dalle ragioni addotte a loro sostegno, dalla loro percorribilità ed efficacia, dal rispetto che esse esprimono e promuovono del sistema democratico.
5. Per evitare ogni possibile strumentalizzazione e per difendere gelosamente la libertà della Chiesa di fronte a tutti e a chiunque - così da poter annunciare a tutti la parola evangelica, promuovere la conversione a Cristo e difendere la retta interpretazione dei misteri di Dio -, le parrocchie, gli istituti religiosi, le scuole cattoliche e le altre realtà ecclesiali, durante il periodo elettorale, non mettano sedi e strutture a disposizione delle iniziative di singoli partiti o formazioni politiche.
6. Si sia, infine, vigilanti per evitare che le ordinarie
iniziative pastorali vengano strumentalizzate a fini elettorali.
A tale scopo, - nei periodi di campagna elettorale, o
a ridosso di essa - è più prudente non programmare iniziative
di formazione, di riflessione, di preghiera e accompagnamento
spirituale che coinvolgano persone già impegnate a livello sociale
e politico. Tali iniziative, invece, rimangono legittime e doverose
e vanno, quindi, promosse in altri momenti.
mons. Franco Agnesi
Pro Vicario Generale
Milano, 12 marzo 2001
I giovani e la montagna
Un parrocchiano appassionato di escursionismo in montagna e collaboratore delle attività del Campeggio degli Oratori propone alla nostra attenzione questa lettera, pubblicata dalla "Rivista del Club Alpino Italiano", sul rapporto tra i giovani e la montagna.
Sempre meno giovani in montagna?
Comincio facendo un'affermazione che sarei molto lieto se qualcuno mi dimostrasse che è
sbagliata: i giovani non vanno più in montagna.
Le poche volte che riesco ad andare in montagna
vedo quasi unicamente capelli grigi o bianchi. Parlando con alcuni gestori di rifugio ho ricevuto,
purtroppo, una netta conferma delle mie impressioni: neanche i giovani che abitano nelle vallate
alpine salgono più sui monti. A parte qualche eccezione, mi sa che gli unici che ancora riescono
a portare i giovani in montagna sono i boy-scout e i preti.
Tutto questo porterà nel giro di pochi anni a conseguenze molto serie. Ne elenco alcune: gli iscritti al CAI diminuiranno;
contemporaneamente si alzerà l'età media degli stessi. Diventerà un piccolo club di anziani nostalgici? I
rifugi (quelli veri!) diventeranno sempre meno frequentati; molti di loro cominceranno a chiudere
i battenti. [
] Le ditte produttrici di materiale e abbigliamento alpinistico vedranno diminuire
progressivamente la loro produzione; molte di loro chiuderanno, con conseguenze inevitabili
sull'occupazione [
]. Per quanto riguarda i giovani, bisognerebbe fare alcune osservazioni e
analisi del mondo giovanile; [...] arrivo subito alla mia proposta, che non risolverà il problema; non
sarà neanche molto originale. Spero però che leggendola, a qualcuno vengano in mente idee
più efficaci e incisive per avvicinare i giovani alla montagna. Parto da una constatazione: oggi,
esiste solo ciò di cui parla la televisione. Ora, la televisione non parla quasi mai di montagna. Quindi
la montagna non esiste nella stragrande maggioranza degli italiani, e nella quasi totalità dei
giovani. Non è che abbiano un rifiuto verso la montagna: semplicemente non c'è, non esiste!
Proposta: alcuni anni fa la televisione trasmise per parecchi mesi dei serial televisivi che avevano
come protagonisti degli adolescenti accomunati dalla passione per la pallavolo. La pallavolo
divenne uno sport molto popolare, ed ebbe un incremento notevolissimo tra i
ragazzi.[
] Non si
potrebbe tentare anche con la montagna? Produrre delle serie televisive con protagonisti ragazzi,
adolescenti e giovani, ambientate in montagna. Il CAI potrebbe prendere l'iniziativa e
coordinare l'operazione. [
] Un'ultima osservazione. Noi preti veniamo spesso criticati per la faciloneria,
il pressapochismo e qualche volta anche l'imprudenza quando portiamo i ragazzi in
montagna. Accetto le critiche: hanno ragione. Però, per dovere di giustizia, meriteremmo anche un po'
di riconoscenza per quello che facciamo: migliaia di preti ogni anno portano in montagna decine
di migliaia di giovani. Con grande fatica, sacrificio, spesso, incomprensione: i ragazzi infatti
non vogliono venire in montagna, ci chiedono di portarli al mare. E noi, ostinati, a costo di
perdere pecorelle, li portiamo in montagna! Qualcuno poi se ne innamora e continua tutta la vita a
frequentarla. Nel nostro piccolo, contribuiamo a tenere relativamente bassa l'età media dei
frequentatori della montagna. O, in altri termini, rallentiamo l'emorragia di giovani dalla montagna. Perché
di tutto questo lavoro non se ne parla mai? Oltre alle frustate, meritiamo qualche medaglietta! Ma
non per noi (le medaglie ce le darà il Signore!) ma perché mi sembra che sia ingiusto ignorare
una così vasta attività promozionale ed educativa, che invece andrebbe fatta conoscere e
valorizzata. Credetemi: è faticoso, ma è bellissimo. Ne vale la pena!
don Giuseppe Alloisio -
sezione CAI di Corsico
Testo tratto dalla "Rivista del Club Alpino Italiano"
Vita Parrocchiale
Domenica 22 Aprile 2001 |
- Ritiro dei genitori dei ragazzi di 4a elementare |
Lunedì 23 Aprile 2001 |
- In questa settimana riprendono tutti gli incontri di catechesi |
Martedì 24 Aprile 2001 |
ore 19.00 Gruppo Carità al Centro Femminile |
Mercoledì 25 Aprile 2001 |
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Giovedì 26 Aprile 2001 |
ore 13.00 Partenza dalla stazione di Novate per l'incontro con i Diaconi
presso il Seminario di Venegono. Programma: |
Venerdì 27 Aprile 2001 |
ore 15.00 Catechesi per casalinghe e pensionati in Chiesa Parrocchiale |
Sabato 28 Aprile 2001 |
- Raccolta di generi alimentari a favore del Banco Alimentare |
Domenica 29 Aprile 2001 |
- Raccolta di generi alimentari a favore del Banco Alimentare |