Anno VII - n° 35 - Domenica 9 Novembre 2003


Foglio settimanale di riflessione, comunicazione ed informazione
della Parrocchia SS. Gervaso e Protaso - Novate Milanese

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Cristo Re
Dedicazione della basilica Lateranense

Il Padre cerca adoratori

I versetti che leggiamo sono tratti dal famoso brano dell'incontro tra Gesù e la Samaritana e si soffermano sul tema dell'"adorare", parola che esce in queste poche righe ben dieci volte.

Adorare significa portare alla bocca e baciare: è la comunione con l'oggetto del proprio desiderio, quasi la sua introiezione, per assimilarsi a lui. L'uomo vive di ciò che adora. L'adorazione ha a che fare con l'acqua e con lo Sposo, in quanto è appagamento di quella sete che solo lo Sposo può soddisfare.

E' importante anche il luogo "dove" l'uomo incontra e adora Dio: lì ritrova se stesso, il "suo luogo".

Gesù indicherà così il nuovo tempio che è il suo Corpo, che bisogna sia innalzato, perché scaturisca da lui lo Spirito e l'acqua viva, che diventa in ciascuno di noi fonte zampillante di amore. Qui si adora in spirito e verità.

L'"ora" del nuovo tempio, anticipata "adesso" per la donna che incontra l'agnello di Dio, fa cessare sia il culto idolatrico di Garizim sia i sacrifici di Gerusalemme: il tempio è la casa del Padre suo, che diventa quella del "Padre nostro", di noi che lo adoriamo. La casa del Padre è il Figlio che dice:" Chi ha visto me ha visto il Padre" (14,9). Al culto dei padri, Gesù contrappone quello del Padre, che ormai si compie nel Figlio che si fa fratello di tutti. Il Padre è l'origine della fraternità: per questo il suo vero culto è il reciproco amore tra fratelli..

Il cuore di chi conosce il Figlio è il "dove" c'è la vera adorazione. Soltanto lì l'uomo trova la pienezza di vita che desidera. Il Padre cerca tali adoratori: figli che vivano del suo stesso amore. Questa è l'unica acqua per la sete del Padre.

(1 Re 8,22-23.27-30 - Salmo 94 - 1 Pietro 2,4-9 - Giovanni 4,19-24)

 


Giornata Diocesana Caritas
"Gratuitamente avete ricevuto,
gratuitamente date"

Anche nella nostra comunità, in comunione con la Diocesi, Domenica 9 Novembre celebriamo la Giornata Diocesana Caritas.

E' un momento in cui vogliamo ricordare a tutta la comunità che vivere la carità e la condivisione non è qualcosa di delegabile a quelli di noi che scelgono di operare nel campo del volontariato.

Vivere la condivisione e l'amore reciproco è uno degli aspetti di quella missionarietà che l'Arcivescovo ci invita a vivere nelle nostre comunità.

L'ascolto della Parola e la partecipazione alla celebrazione eucaristica nella quale Gesù ci fa dono di se stesso nel pane spezzato, non possono che sfociare nell'annuncio e nel dono generoso di sè nei luoghi della nostra quotidianità.

Il tema di questa giornata "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" è il comando di Gesù ai suoi discepoli che Egli sta inviando in missione.

Queste parole definiscono lo stile di vita dei discepoli, inviati ad annunciare il Regno con la parola e con una vita il più possibile modellata sulla vita stessa di Gesù.

Il discepolo è colui che sa che la sua vita è interamente dono del Padre... dono da condividere perché non vada perduto.

In occasione di questa giornata chiediamo per tutti coloro che operano nel volontariato e per tutta la nostra comunità di poter comprendere il dono che ci viene fatto nel pane spezzato e di renderne testimonianza con la vita.

La Caritas parrocchiale invita inoltre tutti i gruppi e le associazioni che operano in campo caritativo a partecipare al momento di preghiera e di riflessione sul tema della giornata che si terrà nel pomeriggio di Domenica 9 novembre (alle ore 16).

 


Festa del Dolce

Sabato 15 e Domenica 16 Novembre 2003 si terrà la consueta "Festa del Dolce" a favore delle famiglie bisognose della nostra Parrocchia.

Invitiamo tutti a partecipare alla preparazione e all'acquisto dei dolci.

San Vincenzo

 


Movimento Terza Età
"Conosciamoci meglio"

Il Movimento Terza Età nasce nel 1972 per volere del Cardinale Giovanni Colombo. È un progetto pastorale da lui voluto per tutti gli anziani in età pensionabile e non.

All'interno del Movimento, ci sono varie proposte:

- formazione religiosa e spirituale: momenti di preghiera e riflessione, giornate di ritiro;

- cultura e aggiornamento: per suscitare nell'anziano interessi vari (arte, musica);

- partecipazione e solidarietà: volontariato per anziani soli, servizi a beneficio della comunità parrocchiale;

- amicizia e socializzazione: incontrarsi, iniziative aggreganti, giochi, gite e scambi di idee;

- turismo culturale e religioso: santuari, pellegrinaggi, visite guidate per approfondire il nostro bagaglio culturale e religioso.

- il notiziario "Il Dialogo" che fa conoscere il Movimento e le attività dei vari gruppi.

Chi fosse interessato a tutto questo, ci trova il secondo e il quarto mercoledì di ogni mese al Centro Femminile, ore 15.30.

Vi accoglieremo ben volentieri.

Movimento Terza Età

 


Il libro del mese

Bruno Maggioni

LA SPERANZA RITROVATA

Ed. Ancora

pp. 160 - euro 14,00

Il testo passa in rassegna personaggi dell'Antico Testamento messi alla prova nella fede, ma sorretti da una speranza incrollabile.

La forza di queste pagine sta nella profonda verità dell'esperienza di fede che raccontano: l'uomo di fronte a Dio e alla vita, l'uomo con le sue attese e le sue delusioni, costantemente davanti a un Dio che libera e salva e nel contempo sempre davanti a una storia che sembra smentire le promesse di Dio.

Un invito dunque per il credente di oggi a confrontarsi con le figure dell'Antico Testamento per ritrovare le ragioni della speranza anche quando sembra smarrita.

In vendita sabato 15 e domenica 16 novembre al Banco libri in fondo alla Chiesa.

 


Verbale del Consiglio Pastorale Parrocchiale
del 1 ottobre 2003

Ordine del giorno :
1. Introduzione al "percorso pastorale diocesano" dell'Arcivescovo
2. Calendario pastorale
3. Settimana Eucaristica
4. Avvento 2003
5. Varie

Punto 1: Introduzione al "percorso pastorale diocesano" dell'Arcivescovo

Il Parroco riassume il contenuto del messaggio del Cardinale distribuito a tutti i parrocchiani. L'arcivescovo mostra preoccupazione per la diminuzione della fede, relegata a "opinione personale" e invita i fedeli a portare la propria parte di testimonianza cristiana, sia sul versante ecclesiale che sul versante culturale.

Il Parroco sottolinea l'importanza di conoscere il progetto del Cardinale e comunica che il testo del Cardinale verrà letto e meditato dal consiglio, partendo dal primo capitolo.

Si ribadisce la necessità di considerare anche gli avvenimenti che accadono nel mondo come spunti di riflessione ai quali non si può restare indifferenti: dalla meditazione del Consiglio Pastorale devono sfociare anche gesti concreti, come incontri, testimonianze che aiutino a prendere posizione anche sui fatti riguardanti la società civile.

Punto 2: Calendario pastorale

Il calendario pastorale viene aggiornato con le iniziative segnalate dai Consiglieri e vengono apportate alcune correzioni alle date indicate sulla bozza del calendario. La stesura definitiva è visibile sul sito della Parrocchia.

Punto 3: Settimana Eucaristica

Il Parroco elenca le iniziative della settimana Eucaristica intitolata "la Chiesa nasce dall'Eucaristia" e sottolinea il fatto che si svolgerà in tutte e tre le parrocchie novatesi contemporaneamente e con il medesimo tema. Si richiede di inserire anche i gruppi sportivi fra i destinatari di una delle serate di meditazione previste.

Punto 4: Avvento 2003

Don Paolo comunica che la diocesi ha dato quest'anno pochi spunti relativamente all'Avvento. Esorta quindi il Consiglio a farsi portatore di nuove idee, magari viste in altre parrocchie, e di proposte per migliorare la qualità delle nostre celebrazioni.

Punto 5: Varie

· Si ribadisce l'importanza della lettura del quotidiano Avvenire, tra i pochi in grado di fornire una visione cristiana su temi fondamentali spesso relegati a poche righe negli altri giornali

· Tramite lettera firmata, un gruppo di genitori di bambini espone la notevole difficoltà a seguire la Messa all'interno del locale destinato ai più piccoli e si rende disponibile a cercare insieme al Consiglio una soluzione che renda il momento della Messa un'occasione di formazione anche per i più piccini, come avviene in altra Parrocchie. La commissione famiglia si occuperà al più presto di questo problema.

 


Quale immagine di straniero per il cristiano?

L'immigrazione si prospetta come un fenomeno crescente ed ordinario destinato a durare nel tempo per alcuni decenni e perciò deve essere affrontato con un insieme di azioni su tutti gli ambiti della vita e non è invece un evento che debba essere affrontato come un'emergenza transitoria e con interventi limitati.

Affrontare l'immigrazione come un fenomeno ordinario comporta la necessità di considerare ogni straniero come una persona, ricca di cultura e di dignità, che deve ricevere un trattamento il più possibile vicino a quello del cittadino, con uguale diritti ed uguali doveri (anche l'immigrato può sbagliare!), che ha tutte le esigenze della vita, non soltanto quelle di prima assistenza e significa cioè porsi sullo stesso piano con lo straniero e percepire il fatto migratorio non come qualcosa di casuale, ma come il frutto di una ben precisa scelta umana.

L'immigrazione straniera non può essere considerata una nuova categoria di povertà, di emarginazione e/o di grave disagio sociale, ma è un fenomeno sociale ben più vasto e "trasversale" perché le sue attuali dimensioni qualitative e quantitative fanno presagire la fine di un mondo e la nascita di un altro, una società multietnica, multirazziale e multireligiosa, cosicché tutti i componenti di questa società dovranno essere ben consapevoli e preparati a vivere in tale nuova società, per evitare razzismi e intolleranze xenofobe.

Le migrazioni sono sempre un fenomeno complesso ed investono profondamente tutti gli aspetti della vita umana e tutta la persona, dagli aspetti psicologico-identitari e affettivi, a quelli religiosi, giuridici, culturali, storici, comportano comunque un incontro di persone, nuove forme di convivenza e generano sfide culturali e sociali importantissime per il futuro della società.

Bisogna però sinceramente interrogarsi su quale sia effettivamente il tipo di convivenza e di rapporti che si hanno in Italia tra cittadini residenti e stranieri, perché la condizione di immigrato non esiste tanto in sè quanto nello sguardo dell'altro, ma questo sguardo è condizionato da un immaginario deformato che anche inconsciamente insiste soprattutto sulla estraneità dell'immigrato, sull'inferiorità e sulla subordinazione dello straniero nei confronti dei residenti.

Occorre prendere in considerazione alcuni elementi comuni nel vissuto quotidiano di chiunque che confermano il fatto che lo sguardo deformante dell'altro è decisivo per l'immigrazione:

1) i diversi tipi di immagini parziali degli immigrati presenti nella società italiana;

2) l'uso implicitamente marginalizzante dei vocaboli "straniero", "immigrato", "extracomunitario";

3) gli atteggiamenti schematici, passionali e ideologici che si diffondono tra gli italiani allorché si riferiscono notizie o si dibatte degli aspetti dell'immigrazione straniera.

La considerazione cristianamente ispirata dello straniero è quella di una persona come le altre.

Invece si può anzitutto facilmente constatare che nella società italiana vi sono diversi tipi di immagini « distorte » degli immigrati. Si tratta di immagini che spesso ciascuno di noi porta dentro, ma dalle quali occorre che ogni cristiano si guardi.

a) Alcuni considerano gli immigrati come soggetti invisibili o oggetto di strategie politico-parlamentare: a parte l'enunciazione di dichiarazioni di principio o le reazioni emotive di fronte al disagio sorto a causa di alcune situazioni negative create da taluni stranieri, si preferisce non vedere, restare indifferenti, non affrontare globalmente il fenomeno, fingere di credere che il fenomeno migratorio possa auto-regolamentarsi in tutti gli aspetti, che si tratti di un fenomeno momentaneo trascurabile oppure, al più, si preferisce misurare su tale fenomeno le vittorie o sconfitte delle propria linea politica o dei propri negoziati a livello internazionale, incuranti del fatto che le proprie scelte politico-parlamentari siano effettivamente realizzabili e capaci di governare il fenomeno migratorio con equilibrio, realismo e lungimiranza. Con questo tipo di atteggiamenti costoro, attraverso gli stranieri, in realtà finiscono soltanto per legittimare una loro immagine di politici o governanti efficienti.

b) per altri gli immigrati sono soggetti potenzialmente pericolosi: è un approccio xenofobo (e talvolta razzista) che fa leva sull'egoismo, sulla diffidenza ed evoca un immaginario di stereotipi e pregiudizi negativi, secondo il quale gli immigrati sono persone sconosciute e quindi potenzialmente pericolose per l'ordine pubblico, per la sicurezza quotidiana, per la sanità collettiva e sono potenziali concorrenti sul mercato del lavoro e nell'accesso ai servizi sociali e perciò non dovrebbero entrare in Italia o devono essere allontanati dal territorio nazionale o tutt'al più dovrebbero avere soprattutto doveri, anche se si ritiene che spesso gli stranieri tendono a eludere i loro doveri perché sono soprattutto inadempienti, profittatori, devianti. A tale atteggiamento a volte inconsapevolmente si accompagna l'arroganza e l'attribuzione agli stranieri di ogni colpa per le situazioni di disagio o di degrado vissute dai residenti. In tal caso l'immagine di chi appoggia questo tipo di atteggiamento è, grazie agli immigrati, quella di chi si fa garante della sicurezza nazionale e della tranquillità dei residenti.

c) per altri ancora gli immigrati sono "poveri", ultimi, deboli: è un approccio assistenziale e pietista - purtroppo assai diffuso nel mondo cattolico - che si richiama all'altruismo ed evoca un immaginario di stereotipi tutti positivi, secondo il quale gli immigrati sono anzitutto quelli in stato di bisogno, cioè persone che hanno soprattutto dei diritti negati, che perciò devono essere sempre protette e compatite, che sono considerati soprattutto come oppressi e sfruttati, che hanno soprattutto bisogni materiali , a cui si può rispondere anzitutto con alcuni interventi assistenziali, interventi non ordinari, ma speciali, soprattutto con la ricerca ad ogni costo, magari contro la legge, di sistemazioni alloggiative e lavorative provvisorie e diverse rispetto a quelle dei residenti; a tale atteggiamento a volte si accompagnano inconsciamente il paternalismo e l'aspettativa che gli immigrati così protetti e aiutati abbiano atteggiamenti di riconoscenza, di deferenza, di sottomissione. In ogni caso in questo modo si trascura che la maggioranza degli stranieri oggi non si trova in stato di bisogno, si sottovaluta l'importanza degli interventi di lungo periodo, e, travolti dall'emergenza, ci si pone nelle condizioni di trovarsi impreparati di fronte alle emergenze prossime venture, già verificatesi in altre Paesi, cosicché di fatto attraverso questo atteggiamento le persone straniere restano inferiori, non sono considerate responsabili. Addirittura involontariamente un aiuto troppo "specifico" agli stranieri può favorire la marginalizzazione e finisce col raffigurare gli stranieri soprattutto come "bisognosi", accostandoli alle persone oggetto di interventi caritativi.

d) per altri ancora gli immigrati sono degli oppressi da un modello economico errato che costringe masse crescenti di persone, a volte ingannate, sfruttate e senza speranza, a lasciare il proprio Paese. Costoro, che di solito invocano interventi dei pubblici poteri per controllare severamente la circolazione internazionale dei capitali e degli altri beni e sono diffidenti verso la globalizzazione, sono curiosamente ostili e sospettosi di fronte a qualsiasi forma di controllo sulla circolazione internazionale delle persone e si comportano come se in tutto il mondo siano state già soppresse tutte le frontiere e le differenze tra gli Stati e come se per gli stranieri non debbano essere previsti gli stessi doveri degli italiani.

e) per altri gli immigrati sono lavoratori: si tratta di un approccio utilitarista, secondo il quale gli stranieri sono persone utili da sfruttare, magari sotto costo, perché sono in Italia per lavorare, che sono accettate soltanto se sono produttori di reddito, sicché la loro presenza in Italia è giustificata soprattutto se lavorano: sono perciò considerate più come braccia che come uomini o donne. I loro problemi affettivi, culturali, religiosi sono ignorati o sono considerati come secondari, mentre si tende a procurare loro gli strumenti che ne permettano la sopravvivenza come forza-lavoro e in tal senso si fanno intervenire le associazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori. Tuttavia sono comunque considerati come lavoratori estranei al mercato del lavoro e perciò si ritiene ovvio che essi si debbano accontentare di svolgere lavori marginali o rifiutati dai residenti.

f) per altri gli immigrati sono portatori di un "problema sociale": è un approccio emergenziale, che ricorda che lo straniero è un concentrato di problematicità e che evoca una serie di problemi sociali che devono essere affrontati con una ben organizzata serie di interventi pubblici e privati.

g) per altri infine gli immigrati sono comunque portatori di alterità e diversità: è un approccio diffuso nella cultura sociologica che volendo far risaltare e valorizzare i valori e le culture diverse di cui sono portatori gli stranieri, involontariamente finisce ad accentuarne così tanto la loro "alterità" da far quasi dimenticare o mettere in secondo piano tutto ciò che accomuna e rende uguali italiani e stranieri. Perciò tale atteggiamento involontariamente può favorire più che lo scambio e la curiosità, la creazione di stereotipi esotici positivi o, peggio, contribuisce alla diffidenza in coloro i quali vedono sempre con inquietudine ed angoscia l'incontro col "diverso". Così comunque si conferma simbolicamente che l'immigrato è essenzialmente un "diverso", oggetto di ricerca e di intervento sociale o, tutt'al più, è valorizzato allorché sia capace di essere strumento per interventi sociali di sensibilizzazione o di conoscenza della sua cultura "altra".

Tutte queste immagini deformanti dello straniero e questi atteggiamenti sono in realtà mischiati in ciascuno dei residenti, ma ognuna di queste immagini si fonda sulla più o meno inconscia idea che lo straniero è estraneo e diverso dai cittadini.

L'approccio normale e inconscio del residente allo straniero è quello della estraneità dello straniero, della diversità ("noi e gli stranieri" si dice spesso), come se fosse connotazione essenziale degli stranieri essere "straniero" e come se tutti gli stranieri fossero uguali. Eppure ci sono pochi aspetti comuni tra le diverse lingue, razze, culture e religioni che compongono l'immigrazione in Italia, cosicché gli stranieri non sono più estranei agli italiani di quanto non lo siano fra di loro.

Senza incidere nel profondo per cambiare quelle immagini deformate di straniero non è possibile immaginare un'effettiva integrazione sociale degli stranieri.

"Costruire cittadinanza" significa non tanto aiutare, quanto mettersi a fianco, alla pari degli stranieri, conoscerli e farsi conoscere, considerarli come persone normali da trattare almeno tendenzialmente con i medesimi diritti e doveri di ogni altra persona, coinvolgerli nelle azioni sociali che li riguardano, fornir loro elementi per essere protagonisti, senza strumentalizzarli, occasioni per esprimersi e formarsi, cogliendo la loro presenza come l'occasione provvidenziale per migliorare la nostra società e i nostri rapporti interpersonali.

Ma "costruire cittadinanza" è anzitutto occuparsi sempre più degli italiani, dei loro atteggiamenti e delle loro scelte in materia di immigrazione, facendo loro conoscere e approfondire a mente fredda tutti gli aspetti dell'immigrazione e facendo loro comprendere che risolvere i problemi di molti stranieri significa contribuire a risolvere alcuni problemi strutturali della società italiana, delle politiche sociali e dei suoi pubblici poteri. Dunque occuparsi di immigrazione è sempre più occuparsi di creare nuovi rapporti tra italiani e stranieri, un nuovo modo di convivere.

E' una sfida, perché significa rompere nel quotidiano quel presupposto non detto, ma molto interiorizzato, su cui si fondano tante nostre comode certezze e superiorità, che cioè gli stranieri sono estranei e diversi o comunque poveri o pericolosi o subordinati e sottomessi, sono oggetto della nostra azione e non soggetti essi stessi, e non invece persone come noi, che hanno anzitutto tutti i nostri stessi problemi ed esigenze.

(testo a cura dell'Ufficio diocesano per la Pastorale dei Migranti)

 


La vita della nostra comunità

Domenica 9 Novembre 2003 - Cristo Re - Dedicazione Basilica Lateranense

- Sulla Piazza della Chiesa il Movimento Terza Età all'estirà il Mercatino a favore del Centro Parrocchiale
- Ritiro Ragazzi di prima media e genitori
- Iscrizione del Nome
ore 16.00
Celebrazione Interparrocchiale per la Giornata Diocesana Caritas - in Chiesa Parrocchiale
ore 16.30
Incontro del Gruppo Famiglie sul tema "Famiglia e Vangelo" tenuto da don Luigi Galli presso il Centro Femminile

Lunedì 10 Novembre 2003 - San Leone Magno

ore 15.00 Incontro San Vincenzo al Centro Femminile

Martedì 11 Novembre 2003 - San Martino di Tours

ore 21.00 Cineforum: "I lunedì al sole" - al Cinema Nuovo

Mercoledì 12 Novembre 2003 - San Giosafat

ore 15.30 Incontro Terza Età al Centro Femminile
ore 21.00
Caritas Parrocchiale al Centro Femminile

Giovedì 13 Novembre 2003

ore 21.15 Catechesi per i giovani all'Oratorio San Luigi

Venerdì 14 Novembre 2003

- Catechesi adulti alle ore 15.00 e 21.00 al Centro Femminile
ore 20.30
Partenza da Piazza della Chiesa per la Scuola della Parola adulti di Azione Cattolica a Bariana
ore 21.00
Catechesi per i giovani adulti all'Oratorio San Luigi

Sabato 15 Novembre 2003 - San Alberto Magno

- Festa del Dolce organizzata dalla San Vincenzo
- Banco Libri

Domenica 16 Novembre 2003 - Prima di Avvento

- Festa del Dolce organizzata dalla San Vincenzo
- Banco Libri
- Ritiro Ragazzi di 3a elementare
- Incontro ACR
- Santa Messa nel quinto anniversario della morte di don Sergio

Lunedì 17 Novembre 2003 - Sant' Elisabetta d'Ungheria

- Con oggi i Sacerdoti iniziano le benedizioni delle famiglie; gli orari verranno pubblicati settimanalmente su "La Comunità", sulle porte della Chiesa e sul sito internet della Parrocchia
(www.santigervasoeprotasonovate.it)

      

Sacerdoti:
Don Ugo Proserpio
- Parroco - Tel. 02.35.41.417
Don Massimo Riva
- Vicario Parr. - Tel. 02.39.10.11.51
Don Paolo Rota
- Vicario Parr. - Tel. 02.35.44.602

Orari delle Sante Messe in Parrocchia
Feriali:
ore 6.50 (all'Oasi San Giacomo) - 8.30 - 10.00 (sospesa in luglio e agosto) - 18.00.
Festive:
ore 8.00 - 9.00 (all'Oasi San Giacomo) - 10.00 - 11.30 (sospesa in luglio e agosto) - 18.00

Questo numero in formato PDF

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