Carissimi,
oggi, nella nostra Diocesi, viviamo la “Giornata parrocchiale dell’Azione Cattolica”.
Come ho scritto più volte negli scorsi anni, dire “Azione Cattolica” significa risvegliare, in chi è un po’ avanti negli anni, ricordi, adunanze, operatività, impegni ecclesiali seri, esperienze di vita autenticamente cristiana…
Ora non è più così.
L’associazionismo - in ogni ambito - ha subito un “tracollo” vistoso e gelido che ha svuotato le nostre comunità, le ha come isterilite perché “appiattite” talvolta nostalgicamente sul passato o protese in una ricerca “religiosa” spesso emotiva, spontaneistica, tesa allo “sta bene” insieme, in una sorta di canovaccio di referenzialità in cui linguaggio, espressioni liturgiche, canti, sussidi catechetici hanno una caratura molto identitaria…
La mia è una constatazione ma anche l’espressione di un po’ di fatica e sofferenza perché talvolta constato che il respiro di Chiesa, il cammino di popolo vengono un po’ soffocati e frenati.
Oggi abbiamo più che mai bisogno di “cristiani coraggiosi” cha sappiano e vogliano mettersi in gioco in questa Chiesa, in questa storia, in questa città.
È il tempo in cui, consapevoli del dovere della propria tenace formazione, del confronto serrato e dolcissimo con la Parola di Dio, della passione entusiasta e limpida per il bene di tutti, per costruire la casa comune, laici generosi e coraggiosi si mettano in gioco per amore di Cristo, della Chiesa, dell’uomo.
È il tempo in cui bisogna “alzare la testa”, guardare in alto per accogliere , assimilare, vivere e testimoniare quella “gioia del Vangelo” (Evangelii Gaudium) che non ci chiude nel recinto della difesa, ma cammina sulle strade e nel cuore degli uomini per accompagnarsi al loro cammino che porta nel cuore di Dio, perché l’uomo - ogni uomo - come dicevano i Padri della Chiesa è “Capax Dei”, è fatto per Dio perché creato “a sua immagine e somiglianza”.
Ecco, vedo l’Azione Cattolica come il “fermento” che - anche nella nostra parrocchia - possa appassionarsi e appassionare per la Chiesa che non vive per se stessa ma per far palpitare e risplendere “la gloria di Dio che riempie l’uomo e la terra”.
Invito soprattutto i giovani e le giovani famiglie ad impegnarsi, a rischiare l’uscita, oltre i “recinti” per poter incontrare, dialogare, dilatare le diversità senza paura, ma con una forte e “rocciosa” consapevolezza: così il regno di Dio, la “gioia del Vangelo” ci danno il sapore della vita, la letizia luminosa del vivere cristiano.
È solo un auspicio, un sogno, un’utopia? No!
È la strada dei “cristiani coraggiosi”.
Vi benedico

Don Vittorio