Carissimi,
siamo alla seconda opera di misericordia corporale che si lega alla prima. Nella Bibbia si usa abitualmente la coppia “dare da mangiare” e “dare da bere”.
Sappiamo poi come Gesù parla dell’acqua come simbolo significativo del trascendente: “Chi ha sete venga a me e beva” (Gv. 7,37); “L’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente che zampilla per la vita eterna” (Gv. 4,14).
Sappiamo che nulla può sopravvivere senza acqua più di alcuni giorni e quanto il tormento della sete sia più duro di quello della fame e come si viva più a lungo senza mangiare che senza bere.
L’acqua è un grande dono di Dio per tutti. Pertanto non possiamo dimenticare che l'acqua è una risorsa essenziale per l'intera umanità e che ogni uomo deve avere la possibilità di accedervi.
Invece le risorse sono distribuite in modo ineguale. Conosciamo il dramma idrico che ha colpito ed incombe continuamente e sistematicamente sulle popolazioni del Sahel e su molte popolazioni dell'Africa.
Gli assetati nel mondo interpellano ciascuno di noi e ci sollecitano ad uno stile di vita che eviti lo spreco, l’inquinamento, l’incuria.
L’impegno primo è quello di non sprecare questa risorsa che non è infinitamente rinnovabile. Senza addentrarci su terreni molto più ampi, là dove oggi ci sono guerre legate all’utilizzo delle risorse idriche, perché senz’acqua non ci può essere sviluppo, penso che dobbiamo educarci a non sprecare, ed evitare l’eccesso dell’utilizzo dell’acqua potabile per uso personale e domestico.
Con tante fontanelle e fontane pubbliche che danno acqua in abbondanza e con l’acqua che scorre nei rubinetti delle nostre case viene spontaneamente da pensare che quest’opera di misericordia corporale “Dar da bere agli assetati” abbia fatto davvero il suo tempo, sia quasi anacronistica.
Ma se allarghiamo lo sguardo (ed il cuore) e lo solleviamo oltre il nostro contesto locale sappiamo bene che questa è ancora un’opera del tutto attuale e deve essere praticata con spirito cristiano di solidarietà capace di abbracciare il mondo per liberarlo dal flagello della sete.
Il grido di Gesù in croce “Ho sete”, una sete reale, fisica si riverbera drammaticamente e diventa eco che contiene lo spasimo di tante popolazioni che soffrono al sete.
Vi benedico

Don Vittorio