Carissimi,
si celebra quest’oggi la 48° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sul tema: “Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro”. La riflessione proposta da Papa Francesco mette a fuoco uno dei problemi cruciali del nostro tempo, sottolineando la funzione (meglio la vocazione) dei mezzi di comunicazione quali strumenti - attori per costruire quell'"autentica cultura dell'incontro" che deve permeare e reggere ogni rapporto personale, comunitario, sociale tra le persone, le istituzioni, gli organismi di vario genere che presiedono la convivenza umana.
Dovremmo soffermarci con pacatezza e con rigore per verificare lo “spessore” e lo “stile” del nostro comunicare attraverso tutti gli strumenti che la tecnica ci offre. Strumenti straordinari affidati però alla nostra responsabilità! Strumenti che non possono e non devono soppiantare o offuscare la persona, ma promuovere ed attuare quella “cultura”, cioè quella passione, quel rigoroso ed amabile rapportarsi che diventa metodo e luogo attraverso cui le persone si incontrano, progettano, condividono, edificano se stesse e costruiscono il bene comune.
Certo - lo scrive il Papa - “i limiti dei social media sono reali, tuttavia non giustificano un loro rifiuto; ci ricordano che la comunicazione è una conquista più umana che tecnologica”.
Sono strumenti affidati alla nostra sensibilità, alla nostra libertà, allo “spessore” della nostra umanità, alla convinzione che abbiamo circa il bene…: allora attraverso di essi lanciamo ponti, ci accostiamo alle persone, condividiamo la vita. In un contesto sociale così spesso arroccato sulle proprie posizioni, attraversato da tensioni di contrapposizione, di scontro, di muro a muro che trova nei “social media” una manifestazione incontrollata ed irresponsabile, tocca ad ogni uomo di buona volontà, tocca ad ogni credente sincero e disarmato, leale e trasparente usare tali mezzi di comunicazione per costruire la “cultura dell’incontro”.
Nel solco di queste riflessioni voglio dire una parola per quanto riguarda la “stampa”. Siamo tutti cresciuti (almeno noi con i capelli grigi) sentendoci dire che bisogna leggere una “stampa buona”.
Così nelle nostre parrocchie c’è sempre stato il banchetto della “Buona stampa” (l’Italia, Madre, il Vittorioso...).
Oggi non è più così. Però il problema di attingere ad una informazione - formazione che sia “intelligentemente buona” permane e coinvolge la responsabilità di ciascuno, interpella la mia coscienza di uomo e di credente. Ricordo il quotidiano Avvenire (il cui trend di crescita lo fa il 7° quotidiano generalista a livello nazionale) quale strumento di intelligente qualità per "leggere" il tessuto della vita e della storia con gli occhi disincantati e con il giudizio anticonformista di chi non si adegua al "giornalisticamente corretto". Ma ricordo anche Famiglia Cristiana, il Timone e le varie riviste di informazione - formazione educativa.
Cosa leggono i nostri bambini, i nostri ragazzi? Per i più piccoli c’è Baby, per gli altri grandicelli il Giornalino. Che regalo intelligente e nutriente sarebbe l'abbonamento a questi "giornali" per ragazzi!.

P.S. Il grave malore (emorragia cerebrale) che ha colpito don Pino ci ha tutti profondamente addolorati. Preghiamo fiduciosamente il Signore perché lo sostenga, lo accompagni, gli stia vicino. Noi continuiamo ad invocare il Signore perché ci conceda la gioia e la grazia di avere don Pino tra noi.